Godersi la propria vita
Andrea Murru | 13 Gennaio 2009Tra i diversi slogan delle campagne di “orgoglio ateo” che in questi giorni sponsorizzano i bus di numerose città del mondo, quello che preferisco è sicuramente l’originale:
There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life.
Meraviglioso quel “probably” ad attenuare l’importanza di quel “God” (pur in maiuscolo) e della sua ipotetica e ingombrante esistenza.
Fantastico soprattutto l’invito a godersi la propria vita.
Proprio questo è in fin dei conti lo spirito più profondo del (mio) ateismo: gioia di vivere e libertà. Tutto il contrario di quelle religioni che parlano di vita, ma sono basate sulla (paura della) morte e magari hanno un uomo crocifisso come simbolo. Che parlano di libertà ma che proibiscono e vincolano quasi tutto. Che parlano di gioia ma la mortificano con il peccato ed esaltano la sofferenza.
“Attento a come parli di Dio. E’ l’unico Dio che abbiamo. Se te lo lasci sfuggire non tornerà più, non si volterà nemmeno a guardarti. E poi che farai? Lo sai com’è quel vuoto? E’ come una partita Inghilterra – Brasile a Wembley, e nello stadio nemmeno un’anima.”
Harold Pinter, 10 ottobre 1930 – 24 dicembre 2008…e se ti assalisse quel vuoto?…
Sinceramente non penso che sia sensato credere per paura… anche se (come dicevo) quasi tutte le religioni si basano essenzialmente sulla paura della morte.
Comunque sono prontissimo ad affrontare qualsiasi conseguenza successiva a questa esistenza. Per questa, non sarebbe male che la presenza di Dio fosse (almeno per chi lo desidera) ridotta il più possibile 🙂
Io ho una paura fottuta dei puffi, te l’immagini un puffo che ti risale la gamba entrandoti nei pantaloni?
Sono d’accordo con Andrea Dudu: credere per paura non è assolutamente sensato, finisci per passare una vita di inferno, ma soprattutto se hai paura vuol dire che non credi davvero!
Il problema è che siamo circondati da tanti “credenti” che in realtà tanto credenti non sono. Infatti un cristiano, per citare una religione, non ha paura della morte (certo non se la va a cercare, ovvio) ma non la teme perchè sa (se crede davvero) che qualcosa di ancora più bello lo aspetta. Inoltre, per il cristiano, la croce non è simbolo di morte (e quindi di tristezza), ma di vita e di Colui che ha sconfitto la morte (e quindi di gioia). Insomma quello che cerco di dire è che il cristiano autentico è realmente libero e non vincolato, perchè la sua vita non è costellata di proibizioni, ma bensì di scelte. Infine non parlerei di “esaltazione” della sofferenza, il cristiano sa darle il giusto valore, trasformandola in un momento di crescita.
Ovviamente parlo di cristiani autentici, di quelli che, purtroppo, non si trovano tanto in giro e di cui avremmo davvero tento bisogno!
Insomma il concetto è: il cristiano autentico si gode già la vita adesso, e se la godrà ancora di più dopo la morte!
zio Gigi (sei tu vero :)), come dici molti dicono o forse addirittura credono di credere…. ma in realtà non credono. Sinceramente, non m’interessano molto: non so neanche dirti se penso davvero che sarebbe meglio per loro sapere di non credere. Le categorie che m’interessano di più sono 2: i credenti (veri o meno non saprei dirlo), senza ipocrisie e con un certo spessore intellettuale; coloro che si dichiarano credenti (che lo siano o no) e che (coscientemente o meno) pretendono di condizionare i miei comportamenti civili sulla base delle loro considerazioni di ordine morale/religioso.
I primi (molto, ma molto rari) sono uno stimolo eccellente e un vero piacere intellettuale… i secondi (la grande maggioranza) sono un gravissimo pericolo per ogni cittadino (credente o meno) di uno stato liberale e vanno combattuti per dovere civile.
Nello specifico di quello che dici: […]non ha paura della morte (certo non se la va a cercare, ovvio).
Come ovvio ? Girala come vuoi, ma non mi sembra ragionevole credere che la vita successiva alla morte sarà (molto) migliore di quella precedente e (quantomeno) non desiderare che arrivi il prima possibile. Il fatto che non la si cerchi attivamente è un ulteriore problema legato all’etica della sofferenza e del patimento… vedi il post “beati gli ultimi che saranno i primi”).
E anche sulla croce, non mi sembri molto convincente: la croce rappresenta la MORTE di Cristo e il suo dolore, non la resurrezione. Altrimenti Cristo sarebbe rappresentato come risorto, felice e contento… non morto in croce, con corone di spine, chiodi, sanque e quant’altro. Anzi, l’aspetto fondamentale è proprio il fatto che Cristo attraverso la morte e la sofferenza ha salvato l’uomo. Dai, onestamente mi sembra davvero difficile non riconoscere in questo un’esaltazione (devo dire anche molto innovativa in termini filosofici) del valore della sofferenza, del dolore (anche estremo). Se così non fosse … beh sarebbe almeno un errore di “immagine” davvero clamoroso. Un po’ come se i vegetariani scegliessero come simbolo una bella fiorentina…. magari dicendo che indica l’ultima bistecca magiata dagli “adepti” e quindi è in effetti il simbolo del mangiare vegetale ;)) Scherzo, ma spesso le immagini aiutano a capirsi…. e quantomeno fanno sorridere!
Per quanto rigurda la libertà… mi trovi d’accordo; il discorso è molto lungo ed è anche uno dei miei preferiti. Magari ne parleremo in altre occasioni!
bye
Ancora una volta mi trovi d’accordo… non c’è niente di più angosciante e pericoloso di qualcuno che ti deve convincere ad ogni costo che ha ragione. Il vero cristiano che ha trovato la gioia in Cristo, ha sicuramente il desiderio di comunicartelo, perché desidera che anche tu possa provare la stessa gioia. Ma più che con un fiume di parole, quella gioia te la deve comunicare con i fatti, nella quotidianità. Mi spiego meglio:
1) un ateo, vedendo quanta gioia sia presente dentro il credente, si interroga e gli si avvicina per chiedergli quale sia la fonte di tanta felicità.
2) un credente, sperimentando tanta felicità, si avvicina con sincera ed umile voglia di comunicare ” Ehi, ma lo sai che….”
Ma, ahimé, siamo circondati da tanti professoroni e tante maestrine che hanno “capito” tutto e che, quindi poi, te lo devono inculcare a parole (e mai con i fatti), a te povero deficiente, che non hai capito nulla della vita… queste persone sono il DANNO più grosso che le religioni si portano appresso… Insomma, un ateo equilibrato e felice non sarà mai convinto dell’esistenza di Cristo da una di queste persone, ma anzi troverà ulteriore spunto per dire “Se credere significa diventare come te…preferisco non credere”
Non mi trovi d’accordo riguardo alla morte ed alla croce, ma ci aggiorniamo alla prox.
Ciao e grazie.
Zio Gigi
In effetti tu sei davvero una delle persone meno “maestrine” che conosco 🙂
Nonostante viva il tuo credo in modo intenso (anche pubblicamente) hai sempre mostrato un’affettuosa tolleranza nei miei confronti, che inizialmente non mi aspettavo.
Per la croce… dai la storia della fiorentina, meritava almeno un sorriso!
bye